E’ oramai certo che un nuovo ECOMOSTRO si aggira in Terra di
Lavoro ed in particolare in quella zona conosciuta come l’Agro Caleno, un ampio
territorio dell’alto casertano che comprende una serie di piccoli comuni quali
Sparanise, Francolise, Calvi Risorta, Pignataro Maggiore, Camigliano, Giano
Vetusto, Pastorano, Rocchetta e Croce.
Infatti il clima di contrasto alla centrale biomasse nelle
ultime settimane è cresciuto sia dai diversi comitati civici NO BIOMASSE ai
partiti politici locali come SEL ai sindaci dei comuni dell’Agro Caleno nelle
ultime ore quello di Pignataro Maggiore e di Sparanise.
II consiglieri comunali di Falciano del Massimo Igor Prata,
il consigliere comunale di Francolise Tessitore Pasquale, il consigliere
comunale di Calvi Risorta Antonello Bonacci, il consigliere comunale di
Sparanise Francesco dell’Ovo si preparano a mettere in atto tutte le necessarie
iniziative (nella società, nelle istituzioni locali e quelle parlamentari)
volte a contrastarne la realizzazione dell’ennesimo ECOMOSTRO.
Il poco lieto evento starebbe per compiersi nel comune di
Calvi Risorta: nell’ex area industriale della Pozzi, al confine con il comune
di Sparanise che già ospita la più grande, e molto discussa centrale Turbogas d’Europa
Sparanise(anche per gli intrecci politici che ne ha vista la realizzazione),
oltre che da quello che resta di un’analoga (e altrettanto discussa) centrale
sita a Pignataro Maggiore — fortunatamente mai entrata in funzione.
Non siamo contro lo sviluppo industriale. Anzi, siamo
consapevoli che in un’area come quella della Pozzi (circa 2 milioni di metri
quadrati, il doppio di Bagnoli), tra due grandi arterie viarie nazionali, a due
passi dal casello autostradale e attraversata da un’importante tratta ferroviaria,
l’unica vocazione plausibile è quella centrata su di un significativo, diffuso
rilancio produttivo legato al settore manifatturiero. Ma cosa abbiano a che farci la centrale a
turbogas e la costruenda centrale a biomasse, è un mistero per poco intimi.
Nello specifico, la centrale che ora si ipotizza è una
struttura atta a bruciare esclusivamente biomasse: ovvero i residui di origine
biologica provenienti dell’agricoltura. Purtroppo a causa di un decreto
legislativo — ovvero il n° 387, art. 2 del 2003 (“Attuazione della direttiva
2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti
energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”) — tali centrali
sono in pratica solo degli inceneritori mascherati.
Si tenga conto, inoltre:
- che la produzione energetica della nostra provincia già
soddisfa e supera il proprio fabbisogno energetico. Difatti, la centrale
Turbogas di Sparanise funziona a giorni alterni causa il superamento del
proprio fabbisogno energetico.
- che l’impianto dovrebbe essere costruito dalla Iavazzi
S.P.A., una grande azienda casertana che si occupa di rifiuti, tra cui anche
della raccolta degli stessi proprio nel comune di Calvi Risorta e di Sparanise,
tramite la Impresud S.R.L.
- che la società in questione si sarebbe aggiudicata un
grosso finanziamento direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, pari
a circa 23 milioni di euro, cifra collegata alla costruzione della centrale.
Sicché, il territorio
dell’Agro Caleno rischia di diventare la pattumiera della Campania.
Questa porzione di Campania Felix da anni si trascina morente, con addosso (e
ben visibili) tutte le cicatrici delle ferite inferte da decenni di mala
politica.
Quello che è accaduto in questi anni ha reso sempre più
evidente il limite delle classi dirigenti (istituzionali ed economiche),
incapaci di andare al di là (nella migliore delle ipotesi) di piccole visioni
localistiche, senza mai riuscire a trarre i giusti risultati dalle risorse
disponibili — magari promuovendo iniziative capaci di sollecitare uno sviluppo
locale in grado di attirare aziende, garantire lavoro, redditi e diritti.
Al contrario, la logica è stata quella — a Sparanise, a
Pignataro, ora a Calvi — della svendita del territorio, della sua devastazione
in cambio di poco o nulla per le popolazioni interessate: né in termini di
occupazione, ancor meno (Sparanise insegna) in termini di risarcimento
ambientale.
Fermiamo l’ennesima centrale dei veleni.
Facciamo diventare questa battaglia l’occasione per una
svolta: per progettare insieme il risanamento ambientale della nostra devastata
provincia, per rilanciarne davvero la capacità produttiva, per fermare quelle
speculazioni che rappresentano un attacco ai diritti di tutti e la negazione di
ogni futuro.
p.t.