venerdì 21 giugno 2013

Un’altra centrale nell’Agro Caleno?


E’ oramai certo che un nuovo ECOMOSTRO si aggira in Terra di Lavoro ed in particolare in quella zona conosciuta come l’Agro Caleno, un ampio territorio dell’alto casertano che comprende una serie di piccoli comuni quali Sparanise, Francolise, Calvi Risorta, Pignataro Maggiore, Camigliano, Giano Vetusto, Pastorano, Rocchetta e Croce.
Infatti il clima di contrasto alla centrale biomasse nelle ultime settimane è cresciuto sia dai diversi comitati civici NO BIOMASSE ai partiti politici locali come SEL ai sindaci dei comuni dell’Agro Caleno nelle ultime ore quello di Pignataro Maggiore e di Sparanise.
II consiglieri comunali di Falciano del Massimo Igor Prata, il consigliere comunale di Francolise Tessitore Pasquale, il consigliere comunale di Calvi Risorta Antonello Bonacci, il consigliere comunale di Sparanise Francesco dell’Ovo si preparano a mettere in atto tutte le necessarie iniziative (nella società, nelle istituzioni locali e quelle parlamentari) volte a contrastarne la realizzazione dell’ennesimo ECOMOSTRO.
Il poco lieto evento starebbe per compiersi nel comune di Calvi Risorta: nell’ex area industriale della Pozzi, al confine con il comune di Sparanise che già ospita la più grande, e molto discussa centrale Turbogas d’Europa Sparanise(anche per gli intrecci politici che ne ha vista la realizzazione), oltre che da quello che resta di un’analoga (e altrettanto discussa) centrale sita a Pignataro Maggiore — fortunatamente mai entrata in funzione.
Non siamo contro lo sviluppo industriale. Anzi, siamo consapevoli che in un’area come quella della Pozzi (circa 2 milioni di metri quadrati, il doppio di Bagnoli), tra due grandi arterie viarie nazionali, a due passi dal casello autostradale e attraversata da un’importante tratta ferroviaria, l’unica vocazione plausibile è quella centrata su di un significativo, diffuso rilancio produttivo legato al settore manifatturiero.  Ma cosa abbiano a che farci la centrale a turbogas e la costruenda centrale a biomasse, è un mistero per poco intimi.
Nello specifico, la centrale che ora si ipotizza è una struttura atta a bruciare esclusivamente biomasse: ovvero i residui di origine biologica provenienti dell’agricoltura. Purtroppo a causa di un decreto legislativo — ovvero il n° 387, art. 2 del 2003 (“Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”) — tali centrali sono in pratica solo degli inceneritori mascherati.
Si tenga conto, inoltre:
- che la produzione energetica della nostra provincia già soddisfa e supera il proprio fabbisogno energetico. Difatti, la centrale Turbogas di Sparanise funziona a giorni alterni causa il superamento del proprio fabbisogno energetico.
- che l’impianto dovrebbe essere costruito dalla Iavazzi S.P.A., una grande azienda casertana che si occupa di rifiuti, tra cui anche della raccolta degli stessi proprio nel comune di Calvi Risorta e di Sparanise, tramite la Impresud S.R.L.
- che la società in questione si sarebbe aggiudicata un grosso finanziamento direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, pari a circa 23 milioni di euro, cifra collegata alla costruzione della centrale.
Sicché, il territorio  dell’Agro Caleno rischia di diventare la pattumiera della Campania. Questa porzione di Campania Felix da anni si trascina morente, con addosso (e ben visibili) tutte le cicatrici delle ferite inferte da decenni di mala politica.
Quello che è accaduto in questi anni ha reso sempre più evidente il limite delle classi dirigenti (istituzionali ed economiche), incapaci di andare al di là (nella migliore delle ipotesi) di piccole visioni localistiche, senza mai riuscire a trarre i giusti risultati dalle risorse disponibili — magari promuovendo iniziative capaci di sollecitare uno sviluppo locale in grado di attirare aziende, garantire lavoro, redditi e diritti.
Al contrario, la logica è stata quella — a Sparanise, a Pignataro, ora a Calvi — della svendita del territorio, della sua devastazione in cambio di poco o nulla per le popolazioni interessate: né in termini di occupazione, ancor meno (Sparanise insegna) in termini di risarcimento ambientale.
Fermiamo l’ennesima centrale dei veleni.
Facciamo diventare questa battaglia l’occasione per una svolta: per progettare insieme il risanamento ambientale della nostra devastata provincia, per rilanciarne davvero la capacità produttiva, per fermare quelle speculazioni che rappresentano un attacco ai diritti di tutti e la negazione di ogni futuro.
p.t.