lunedì 10 gennaio 2011

Lettera aperta di un genitore

Scrivo per la prima volta, ma leggo questo blog da tempo. Sono contenta che si stia affrontando il problema " SCUOLA"  e credo che molti su questo argomento avrebbero  da dire, anzi da ridire.  Vorrei rispondere al commento di PERSONA GIUSTA in merito all'articolo "Vecchi e nuovi problemi della scuola a Francolise", poiché mi sento chiamata in causa quale genitore che manda i propri figli a scuola in un altro comune. Non hai pensato che forse la prima cosa che un genitore ha a cuore è il benessere dei propri figli? Non hai pensato che mandare  i figli a scuola in un altro comune e non nella vicina scuola comunale sia uno sforzo? E tu credi che un genitore complichi la propria vita, tra orari di lavoro e uscita di scuola dei figli e tutto ciò che ne implica, se non perché ritiene che sia una scelta giusta e ponderata! Io parlo per la mia esperienza che tu ovviamente non puoi conoscere e  poi ogni caso è a se,  in certe situazioni bisognerebbe trovarsi, per capire determinate scelte. Quando ho spostato i miei figli da S.Andrea non ho pensato al tasso di disoccupazione, ma a ciò che in quel momento mi premeva di più: i miei figli. Oggi a distanza di anni, ne sono felice. Io credo che quello della scuola sia un compito molto importante e difficile, perché non solo insegna a leggere, scrivere, forma il sapere di un soggetto, ma è anche il prolungamento della famiglia, insegna il vivere e la convivenza civile, l'educazione, il rispetto ed integra tutti quegli insegnamenti che ogni genitore, chi più, chi meno, da ai propri figli, ma quando vedi che degli insegnanti  non hanno neanche lontanamente idea  di tutto ciò e si limitano al minimo del fare, per convenienza, per non scomodarsi e al minimo problema in classe fanno a scaricabarile e alla fine: la responsabilità non è di nessuno! Cade tutto nel vuoto, tutto rimane uguale e se non vuoi crearti inimicizie, stai zitta e segui il gregge. A chi mi chiede perché ho spostato i miei figli dal mio paese? A malincuore rispondo: perché  non siamo tutti pecore!

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